Ricerca 2017 sull'Intelligenza emotiva
condotta da "Luiss Buisness School" per YFU e Navigando
Studiare all’estero aiuta a sviluppare l’intelligenza emotiva degli studenti
L’intelligenza emotiva è fondamentale per diventare adulti capaci di inserirsi con successo nel mondo del lavoro. La ricerca della Luiss Business School ha dimostrato come un’esperienza di studio all’estero possa contribuire in maniera significativa allo sviluppo dell’intelligenza emotiva.
L’intelligenza emotiva è fondamentale per diventare adulti capaci di inserirsi con successo nel mondo del lavoro. La ricerca della Luiss Business School ha dimostrato come un’esperienza di studio all’estero possa contribuire in maniera significativa allo sviluppo dell’intelligenza emotiva
“L’esperienza scolastica all’estero e lo sviluppo dell’intelligenza emotiva” è il titolo dello studio condotto dalla Luiss Business School per Navigando e Youth For Understanding Italia. Lo scopo della ricerca era di verificare l’esistenza di una connessione tra lo studiare all’estero e lo sviluppo dell’intelligenza emotiva dei ragazzi. I risultati dello studio, presentati a formatori e insegnanti martedì 31 ottobre a Roma presso la sede Luiss di Villa Blanc, hanno evidenziato un significativo aumento dell’intelligenza emotiva nei ragazzi al rientro dal periodo di studio all’estero. Si tratta di una capacità ritenuta fondamentale per diventare adulti capaci di inserirsi in maniera funzionale e vincente nel mondo del lavoro.
L’intelligenza emotiva è la nuova frontiera per i professionisti di domani.
Ma che cos’è? L’intelligenza emotiva è quella capacità che ci consente di riconoscere le emozioni e utilizzarle nei processi di pensiero, ma anche di gestire stati emotivi nella vita individuale e nei rapporti con gli altri che ci permette di accrescere la consapevolezza di noi stessi.
Grazie alle ricerche condotte lungo il corso del XX secolo si è arrivati a capire che il solo parametro del quoziente intellettivo non è esaustivo nella descrizione dell’intelligenza di una persona. Infatti, il QI evidenzia soltanto un aspetto della capacità intellettiva di un individuo. Accanto alle competenze cognitive si devono considerare anche quelle sociali, che dipendono dall’intelligenza emotiva di una persona. Per sviluppare l’intelligenza emotiva è fondamentale un ambiente familiare e scolastico adeguato. I rapporti familiari devono essere orientati allo sviluppo della personalità del bambino e il contesto scolastico deve porsi l’obiettivo di promuovere gli aspetti emotivi, come l’autoconsapevolezza, l’assertività, l’empatia e la responsabilità sociale degli studenti. Inoltre, è importante cercare di non evitare le difficoltà e i conflitti, ma insegnare ai ragazzi come gestire e affrontare le situazioni difficili, per promuovere la flessibilità e il processo di costruzione identitaria.
La ricerca “L’esperienza scolastica all’estero e lo sviluppo dell’intelligenza emotiva”, commissionata da Navigando e Youth For Understanding Italia e realizzata dalla Luiss Business School, è stata condotta su di un campione di oltre 1500 studenti tra i 14 e i 18 anni che hanno trascorso un periodo di studi all’estero dimostrando come tale esperienza possa aiutare i ragazzi a sviluppare la propria intelligenza emotiva, competenza trasversale necessaria per farsi largo nel futuro mondo del lavoro.
I presupposti
Studiare all’estero è da considerarsi un’opportunità di vita nella quale il ragazzo che si trova lontano dall’ambiente familiare, sociale e scolastico già noto, ha la possibilità di crescere e mettersi alla prova in situazioni diverse da quelle alle quali è abituato. “Nei ragazzi che partecipano al programma di scambio interculturale”, spiega la psicologa e psicoterapeuta dell’Associazione Psicologi per i Popoli del Mondo Veronica Rocca, “sono importati una buona autostima di base e una capacità di essere liberi da condizionamenti emotivi, ma anche la capacità di capire quando chiedere aiuto”. Quindi un’esperienza di studio all’estero può influire sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva in un adolescente, purché ci siano dei buoni presupposti. Il desiderio di imparare una lingua, emulare amici, accogliere le aspettative dei genitori o allontanarsi da una routine scolastica difficile non sono motivazioni sufficienti per determinare la riuscita del programma. Alla base della scelta deve esserci anche una motivazione intrinseca, come voler conoscere sé stesso, volersi mettere alla prova, voler crescere e diventare adulto.
Durante la ricerca sono stati analizzati cinque aspetti relativi al quoziente emotivo (QE) dei ragazzi, che sono stati sottoposti al test sia alla partenza che al rientro dal viaggio studio. I cinque aspetti presi in esame sono:
il Quoziente Emotivo Intrapersonale, riferito all’autoconsapevolezza;
il Quoziente Emotivo Interpersonale, che rileva la capacità di stare in relazione con l’altro;
il Quoziente Emotivo Adattabilità, che riguarda la capacità di elaborare e gestire le situazioni;
il Quoziente Emotivo Gestione dello Stress, che rileva la capacità di far fronte ad eventi negativi e stressanti;
il Quoziente Emotivo Umore Generale, che riguarda la capacità di mantenere un atteggiamento positivo e proattivo.
I risultati della ricerca
I risultati della ricerca hanno riscontato che, già prima dell’esperienza formativa all’estero, il campione di studenti mostrava un livello medio di intelligenza emotiva. Ciò indica che i ragazzi che scelgono di partecipare ad un programma di studio all’estero possiedono delle caratteristiche che li rende un campione selezionato. Da un punto di vista scolastico sono studenti che hanno un buon rendimento scolastico tale da consentirgli di trascorrere parte o un intero anno all’estero. Da un punto di vista psicologico ed emotivo, si presuppone che questi ragazzi vivano in un ambiente familiare aperto a nuove esperienze, disposto a dare fiducia al proprio figlio in termini di autonomia.
Al rientro dall’esperienza di studio all’estero si è osservato dai test un aumento significativo del QE dei ragazzi. Infatti, rientrati dal viaggio i ragazzi dimostrano:
di essere in grado di riconoscere le proprie emozioni e stati d’animo e di saper comprenderne le cause;
di aver migliorato la propria capacità di stabilire e mantenere relazioni interpersonali soddisfacenti. Rientrati dal viaggio studio i ragazzi dimostrano una maggiore empatia, ossia una maggiore capacità di riconoscere e comprendere le emozioni altrui. Questo dato dimostra il legame tra l’esperienza di studio all’estero e la possibilità di costruire o rafforzare il senso di fiducia negli altri e nei rapporti, elemento fondamentale per lo sviluppo verso l’età adulta;
di essere più soddisfatti di se stessi e di provare entusiasmo. Quindi di essere più felici;
una maggiore flessibilità nei confronti delle situazioni che cambiano. L’esperienza di studio in un Paese straniero mette i ragazzi a confronto con una realtà diversa dalla propria e li pone davanti alla necessità di cambiare abitudini e rispondere a situazioni nuove e impreviste. Per questo motivo la flessibilità tende ad aumentare, garantendo la possibilità di adattarsi a circostanze nuove. La flessibilità comporta anche un certo grado di tolleranza rispetto a modi differenti di intendere la vita e le situazioni. Il confronto con una cultura diversa necessita di questa apertura mentale per relazionarsi con gli altri e l’esperienza di studio all’estero la favorisce;
una maggiore capacità di tollerare lo stress legato al cambiamento, alla non conoscenza dei luoghi, delle persone e della lingua. La nuova situazione sprona lo studente a far fronte alle proprie risorse emotive per superare i piccoli e grandi ostacoli dell’adattamento. La resilienza non si traduce nel resistere a un evento negativo senza cadere, quanto piuttosto di cadere e poi rialzarsi, rigenerandosi;
di essere più ottimisti. I ragazzi mostrano un atteggiamento positivo nei confronti di ciò che accade, che si lega strettamente alla capacità di tollerare lo stress: saper vedere il lato positivo delle cose le rende affrontabili. L’esperienza incide sull’ottimismo anche perché infonde fiducia in sé stessi e conferma un valore di sé: quello di essere stati in grado di vivere un’esperienza nuova, non scontatamente semplice.
Il confronto con altri ragazzi, con persone di una diversa cultura, con un diverso sistema scolastico e con un ambiente socio-culturale nuovo ha favorito lo sviluppo emotivo degli studenti. Inoltre, dalla ricerca, si è visto che ciascuna competenza emotiva influenza positivamente tutte le altre. Quindi, migliorando anche solo alcuni aspetti dell’intelligenza emotiva, anche gli altri aspetti migliorano. Ciò permette di affermare l’importanza per i ragazzi di vivere esperienze formative in grado di tener conto non solo dello sviluppo intellettivo ma soprattutto degli aspetti emotivi, così importanti nell’evoluzione della persona. Le competenze socio-emotive acquisite attraverso un’esperienza di studio all’estero sono un indice di crescita individuale e relazionale che risulta fondamentale nell’ottica del diventare adulti in grado di utilizzare non solo le proprie competenze razionali, ma anche quelle emotive. E questo può fare la differenza nella possibilità di realizzare se stessi.
Leggi gli Atti del Convegno Studenti oggi, professionisti domani.